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L’ecografia

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Scritto da Dott. Borghi

marco

Letto da Eros

Ti racconto una storia, ti va? Sdraiati, mettiti comoda, metti un cuscino sotto la testa. Ora rilassati, respira piano, ascolta il tuo respiro, deve essere profondo. Ora non pensare a nulla, ascolta solo la mia voce. Apri i tuoi sensi alle mie parole, porta una mano sul petto, l’altra sul ventre, tra le tue gambe, o dove preferisci. Sei pronta? Bene, iniziamo. 


Saluto la signora Adami, una vecchietta simpatica che ha sempre qualche acciacco da presentarmi. Esce dalla porta. Mi rilasso un attimo, con lei avevo fatto presto e l’appuntamento successivo sarebbe stato dopo alcuni minuti, avevo il tempo di fumarmi una sigaretta in pace. La segretaria oggi non c’era, le avevo chiesto infatti di andarsene un’ora prima. Apro la finestra e faccio due tiri. Mi sento moderatamente teso. So che sta arrivando Chiara, l’ultima paziente della giornata. Fuori c’è il tramonto, le giornate si stanno allungando. 


Vedo l’auto parcheggiare. Fingo indifferenza con me stesso, ma sono un po’ nervoso. Credo sappia di piacermi e non sono certo di voler essere sempre professionale con lei… non mi sono preparato… anzi, sono del tutto… impreparato.Ma sono anche una persona abbastanza risoluta, e controllo le emozioni abbastanza agevolmente. 


Suona. Sono emozionato mentre apro il portone con il pulsante. In quel momento ho capito che avrei dovuto dichiararmi, ma non subito ovviamente. Mi accomodo alla scrivania, fingendo di scartabellare cose a caso. Sento chiudersi il portone, il suo passo attraverso il corridoio. Una voce: “dottore?”
Mi schiarisco la voce e rispondo: “Sì, Chiara, vieni pure avanti”.


Ti stai eccitando? Vedo che ti tocchi. Credo ti ecciti molto sapere che è una storia vera, forse non lo immaginavi. Chiara è una ragazza che seguo da qualche anno ormai, ora ha ventidue anni, ed è una splendida giovane donna. Allegra e disinibita, sa di piacere agli uomini e in ambulatorio viene sempre vestita ……. beh, …….ora te lo racconto.


Si presenta sull’uscio bussando sulla porta aperta, con un sorriso smagliante, quasi felice della visita medica. Ha una minigonna non troppo corta, una giacca in pelle nera, che non esita a sbottonare appena la invito ad accomodarsi sulla sedia davanti alla mia scrivania. 


La squadro con gli occhi, lei se ne accorge e sorride di nuovo. Appoggia la giacca sulla sedia accanto. La camicetta è parzialmente sbottonata, si intravede il reggiseno di pizzo. Accavalla le gambe e mi guarda dritto, quasi a sfidarmi. Io ho le mani sotto il tavolo, sulle ginocchia, le chiudo e stringo i pugni, talmente tanto che sento le unghie sul palmo. 


“Dimmi tutto Chiara”, provo a darmi un contegno, “perché sei qui?”
“Lo sai perché”, mi risponde. Lascia passare qualche secondo e le sfugge un sorriso sardonico, che probabilmente nemmeno lei si aspettava. 
“Per la visita dottore, non si ricorda?”


Entrambi sappiamo che non è interessata alla visita, ma fingo di crederle, sto al gioco. In quel momento mi sembra di tremare dall’eccitazione, così mi schiarisco la voce e la faccio accomodare sul lettino.
Lei si siede, sbottona del tutto la camicetta, il suo seno è in vista, coperto solo dal reggiseno di pizzo nero. 
Io fingo naturalezza e le ausculto i polmoni, la invito a tossire, lei lo fa piano, in modo che la guardi in volto, per farselo ripetere. In quel momento mi afferra le guance e si avvicina. 


Mi bacia.Un bacio lungo e passionale. Il mio cuore batte forte, il gesto improvviso mi ha sorpreso. 
A quel punto mi è parso logico prendere l’iniziativa, in preda all’eccitazione. Le slaccio il reggiseno, con calma, le accarezzo piano la testa, facendo passare le mie dita tra i suoi capelli.


Lei ansima appena le mie labbra sfiorano i suoi capezzoli. Il gusto della pelle cambia, e mi eccita ancora di più, sento il calore del suo corpo sul mio viso. I suoi capezzoli sono ora turgidi e li succhio con avidità, li mordo. Lei geme, forse un leggero dolore.
La sdraio e le dico che è ora della visita completa. Lei ormai è in balia di me, ha perso tutta la sua sfrontatezza. 
La spoglio, resta in mutandine, la mia mano si insinua nelle sue mutandine e la masturbo. È bagnata. Mi porto la mano alla bocca per sentirne il gusto. Poi la guardo negli occhi e le chiedo di aspettare. 


Mi giro verso la macchina al fianco del lettino e mi volto verso di lei con la sonda dell’ecografo. Fingo di farle un’esame… e invece la masturbo. 
Le abbasso le mutandine, e la massaggio con la sonda, cosparsa da una generosa dose di lubrificante. 
Mi abbasso e gliela bacio dolcemente, prima con le labbra, poi con la lingua. Contemporaneamente la penetro con la sonda, lei sussulta e inarca la schiena. 


La punta della mia lingua gioca con il suo clitoride. Si morde le labbra per non urlare. Ma sento chiaramente che il suo piacere è quasi all’apice. Allora lascio la sonda dentro di lei e gliela lecco con più vigore e costanza. 
Dopo pochi secondi, mi viene in bocca ed emette un grido di estasi e liberazione. 
Un po’ come il tuo ora, un po’ come te, che stai venendo con la mia mano tra le tue gambe. 

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