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Ultima corsa

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Scritto da Nina

chiara

Letto da Chiara

Sei di sera, orario di punta. 

Aspetto alla fermata dei taxi, ma niente… più passa il tempo e più mi convinco che dovrò chiamare un Uber. Anche stasera. 

Dopo una giornata intera sui tacchi, non vedo l’ora di spogliarmi e buttarmi nella doccia. Per cui, prima riesco ad arrivare a casa e meglio è. 

Frugo nella borsa, trovo il cellulare e prenoto dall’app.

La macchina sarà qui a momenti e il nome dell’autista non mi è nuovo. Deve avermi portata a casa già un’altra volta. Inizio a fantasticare: potrebbe essere il ragazzo castano con il piercing al naso che mi ha accompagnata un paio di giorni fa… o magari quell’uomo di mezz’età, brizzolato, simpatico, con begli occhi azzurri della scorsa settimana. Non mi dispiacerebbe se fosse lui. 

Continuo ad aspettare. Con tutt’altro spirito adesso. 

5 minuti e la macchina nera si ferma davanti al marciapiede. Mi infilo dentro, nel posto centrale, e mi chiudo la portiera alle spalle. 

Eccoti… seduto ad osservarmi dallo specchietto retrovisore. Mi saluti in maniera distinta e mi chiedi se mi ricordo di te. 

Sorrido. 

Un uomo sulla cinquantina, spalle larghe, capelli brizzolati, barba lunga, ben curata… ma, soprattutto, un paio di occhi chiarissimi che – come la scorsa volta – mi scivolano addosso. 

Sì, mi ricordo; e all’improvviso forse non ho più così tanta fretta di tornare a casa. 

Mi chiedi guardando lo schermo che hai vicino a te se confermo l’indirizzo dato in prenotazione, poi torni a guardarmi. 

Ti stringi nelle spalle e mi dici di mettermi comoda: ci sono rallentamenti più avanti… potrebbe rivelarsi un viaggio più lungo del previsto. Eppure non ti vedo per niente dispiaciuto. 

Neanche io lo sono. Soprattutto quando ti vedo sbirciare nella mia scollatura. 

Metti in moto e partiamo. Osservo le tue mani grandi che stringono il volante. Mi ritrovo ad immaginare le tue dita che scorrono sulla mia pelle… 

Poi scuoto la testa e cerco di scacciare via le immagini. 

A quest’ora, con la voglia e la stanchezza che ho addosso, ci metto poco a perdere il controllo. Ma tu non sembri avere la minima intenzione di rendermi il compito facile. 

Alzi il riscaldamento, con la scusa del freddo ed io sono costretta a spogliarmi, con la scusa del caldo. Tolgo il cappotto, la giacca… mi resta solo la camicia. La sbottono appena un po’ di più e mi accorgo che mi fissi di nuovo. 

Mi sembra di sentirti iniziare ad ansimare…piano. Allora mi fermo. Tu scoppi a ridere e, cercando il mio sguardo nello specchietto retrovisore, mi sussurri che posso anche prendermela con comodo… abbiamo tutto il tempo del mondo; poi allunghi una mano ad indicare gli stop accesi delle macchine incolonnate, immobili, davanti a noi. 

Per la prima volta, ti sporgi indietro, verso di me e mi dici di non fermarmi. Segui ogni mio movimento con lo sguardo; un bottone dopo l’altro. 

Apro la camicia, lentamente… abbasso il reggiseno. Ti faccio guardare i miei capezzoli. Ti vedo morderti un labbro. 

Li vorresti in bocca? 

Annuisci. 

Poi torni con la schiena contro il sedile. Il traffico scorre di qualche metro e ci fermiamo di nuovo. 

Ne approfitto per chinarmi in avanti e sfilare le mutandine da sotto la gonna. Quando riprendi a fissarmi nello specchietto, mi assicuro che tu possa vedermi bene: le gambe appena divaricate. Ti accorgi che sono senza mutandine e stringi le dita attorno al volante. 

Vuoi toccarmi vero?. 

Invece mi tocco da sola. Porto un dito alle labbra e lo succhio. Poi lo faccio scendere sul seno, a sfiorare un capezzolo e ancora più in basso. 

Tiro su la gonna fino ai fianchi, scopro per bene le cosce; e continuo a scendere… supero il monte di Venere ed accarezzo delicatamente il clitoride. 

Sospiri. 

Dici che ti piace la mia fica. 

Il modo in cui lo dici mi fa rabbrividire di piacere: la tua voce profonda, il tuo ansimare sommesso, l’eccitazione che tenti ancora di nascondere… 

Voglio sapere se è duro. 

Dimmi se, mentre mi guardi masturbarmi, ti è venuto duro.

Tu annuisci e io mi penetro con un dito. 

Inizio a gemere.
Sono così bagnata… scivolo dentro e fuori… più e più volte.

Ne metto dentro un altro.

Mi dici che vorresti sentire il mio odore, che vorresti infilare la testa tra le mie gambe. 

Intanto il traffico scorre ancora di qualche metro. Devi distogliere lo sguardo, ma puoi ancora sentirmi…  i miei sospiri di piacere, il rumore delle mie dita che entrano ed escono…

Hai il volante serrato nelle mani. Così forte da farti sbiancare le nocche. Continuo a toccarmi, immagino che la mia mano sia la tua. 

Vieni, mi dici. 

Io punto le ginocchia contro i sedili davanti e apro le gambe, ancora di più. Spingo col bacino. 

Cerco i tuoi occhi nello specchietto retrovisore. Non voglio perdermi la tua reazione. 

Hai le mascelle serrate, il respiro affannoso… solo i fari di coda delle auto fanno luce sul tuo viso. 

Mi eccita il tuo sguardo.

Provo ad immaginare cosa vorresti farmi in questo momento e spingo le dita dentro di me, di nuovo. Sempre più forte. 

Vieni, mi dici ancora. Vieni per me. 

Mi aggrappo al poggiatesta, spingo più in fondo che posso e in un attimo, esplodo. 

Siamo fermi di nuovo, immobili nel traffico. 

Allora ti volti, mi sorridi; con gli occhi fissi nei miei, mi proponi una deviazione un po’ fuori mano. Certo, per evitare il traffico…

Io riprendo fiato. Sostengo lo sguardo e, prima di rispondere, avvicino la mano alla tua bocca e ti faccio succhiare le mie dita. Una per una. 

Hai detto che ti piacerebbe sentire il mio odore, beh, ora voglio anche che mi assaggi…

Poi ti afferro per il colletto della camicia e ti tiro a me. Premo con forza le labbra contro le tue e ti sussurro: 

“Penso che questa deviazione sia un’ottima idea.”

Mi abbandono contro lo schienale, nella penombra dell’abitacolo. Tu accendi la radio su una stazione di musica rock e ti prepari a lasciare la strada trafficata alla prossima uscita. 

Ho come l’impressione che per tornare a casa potrebbero volermici ancora un’ora o due; ma non mi dispiace più così tanto…

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