Scritto da Nina
Letto da Mia
Io e Anna siamo sedute sugli scogli, con la luce dorata del tramonto che ci fa brillare gli occhi. Ridiamo e scherziamo ricordando i vecchi tempi: quante estati passate qui, insieme, quando si facevano ancora le vacanze con i genitori! Eppure nulla è cambiato da allora: ritrovo la stessa complicità di un tempo, e la leggerezza di ridere delle stesse cose.
Siamo appartate, in un punto non visibile dalla spiaggia; il rumore delle onde accompagna le nostre chiacchiere. Il vestito rosso che ho messo sopra il costume è umido, e mi aderisce alla pelle. I piedi sono nudi, e in mano ho una birra gelata: è la seconda che bevo questa sera.
Anna scoppia a ridere quando le ricordo di una sbronza che ci siamo prese. Ha una risata molto spontanea, e quando ride butta indietro la testa. La osservo: i capelli umidi le ricadono sulle spalle e sulla schiena. Ha la pelle abbronzata e piena di sale del mare. Indossa dei pantaloncini di jeans e una maglietta bianca: le si intravedono i capezzoli. È su quel dettaglio che mi soffermo un poco. La trovo bellissima, e sinuosa: non l’avevo mai guardata così.
Lei se ne accorge, e smette di ridere. Beve una lunga sorsata della sua birra, poi mi ricorda un dettaglio che mi era sfuggito dalla mente: quella sera, ubriache, eravamo finite in spiaggia a limonare.
Io mi sento la testa leggera: la seconda birra comincia a fare il suo effetto, e l’odore di salsedine e di mare mi riempie le narici, mi inebria. Senza pensarci, mi avvicino a lei, e le sfioro la pelle del braccio con le labbra. È salata.
Mi sorride, e mi chiede se ci sto provando con lei. Rispondo con una risata, faccio spallucce e appoggio la schiena alla parete di scogli, continuando a guardarla.
Anna non aggiunge altro. Si alza in piedi e si mette di fronte a me: mi guarda con la testa inclinata di lato, uno sguardo furbo. Fa scivolare le mani lungo il suo corpo, fino ad arrivare all’altezza dei capezzoli. Li prende tra le dita, li tocca, e subito si induriscono.
“Ecco, così li puoi vedere ancora meglio” mi dice. Io rimango immobile, le sorrido.
Guardandomi fissa negli occhi, comincia a sfilarsi lentamente la maglietta di dosso, che fa cadere lungo gli scogli. Rimane con il seno nudo: è piccolo e sodo, con la pelle più chiara rispetto al resto del corpo. Faccio per alzarmi, ma lei mi fa segno di aspettare.
Comincia ad accarezzarsi il seno e a giocare con i capezzoli. Io la guardo intensamente: è davvero eccitante. Sempre con lentezza, abbassa le mani lungo i fianchi e si slaccia i bottoni dei pantaloni, che fa scivolare giù fino alle caviglie, mostrando il pezzo sotto di un bikini nero.
Mi si avvicina, e mi chiede di aprire la bocca: io devo avere un’espressione confusa, perché lei insiste e me lo chiede di nuovo. Ridacchio, faccio quanto mi chiede. Non appena apro la bocca, lei – sempre in piedi – mi avvicina i fianchi alla faccia: mi porge il nastrino del suo bikini. Io sorrido, e capisco subito: lo prendo tra i denti e lei si allontana piano, lo stretto necessario per permettere al nastrino di slacciarsi. Ed è allora che rimane completamente nuda di fronte a me.
Quante volte ci siamo viste nude. Ma io non l’ho mai guardata così. Le sbircio tra le gambe: ha un accenno di peli corti che le contornano le labbra. Sono scure, leggermente sporgenti. Ho voglia di assaggiarle… Faccio per avvicinarmi, ma ancora una volta lei mi fa segno di no, e mi chiede di aspettare.
Lenta e sinuosa, fa per mettersi a cavalcioni su di me: appoggia il sedere sulle mie cosce, con le gambe divaricate. La sua vagina è aperta di fronte a me. Prende la birra che avevo ancora tra le mani: guardandomi negli occhi, se la porta tra le gambe, e comincia ad accarezzarsi le labbra bagnate con il collo di vetro della bottiglia.
Io appoggio le mani sulle sue cosce, e comincio ad accarezzarle la pelle. Non mi ferma, questa volta. Mi guarda negli occhi e, lentamente, comincia a spingere la bottiglia dentro di sé. Nel farlo, si lascia andare ad un sussurro di piacere.
Non ho più voglia di aspettare: mi sporgo in avanti e la bacio, con desiderio. Sposto la mano in mezzo alle sue gambe e afferro la bottiglia: sono io ora a penetrarla con lentezza, avanti e indietro. Lei sospira più forte, prendendomi la testa tra le mani per spingermi nuovamente alla sua bocca. Aumento il ritmo. Lei è così bagnata che sento il suo liquido scivolare lungo le mie dita. Le mordo le labbra, la desidero, la voglio mia: lei mi afferra i capelli. E poi ha un sussulto: schiude la bocca, spalanca gli occhi. Viene e grida di piacere. E poi mi bacia, mi bacia, e mi bacia ancora.
Anna si sfila la bottiglia dalle gambe e si accuccia di fronte a me: mi apre le cosce, mi sfila il costume e comincia a baciarmi anche lì. Sento la sua lingua calda accarezzarmi il clitoride, e io sono sempre più eccitata. Mugugno di piacere e socchiudo gli occhi. Ed è in quel momento che le sue dita entrano dentro di me. Non riesco a contenermi, non voglio contenermi: esplodo di piacere, tremo e mi lascio andare ad un orgasmo incredibile.
Ci godiamo qualche momento di silenzio, una seduta accanto all’altra. Lei mi guarda, sorride, e mi dice: “fra 10 anni ci ricorderemo di questa serata e finiremo di nuovo a scopare”.
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