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Halloween al luna park

Scritto da @suzzits

Con un gruppo di amici abbiamo pensato di andare al luna park. Un po’ per scherzo ci mettiamo in fila per salire sul trenino degli orrori, solo che io resto spaiata senza compagno ma decido di farlo comunque da sola. All’ultimo momento sul mio vagone sale un ragazzo riccioluto dagli occhi scuri. Sorridendo mi chiede “posso?”, ma si siede senza aspettare risposta. Quando parte il treno sono ancora un po’ stizzita per la sua audacia, ma le scenografie sono così trash e così raffazzonate che cominciamo a ridacchiare indicando gli allestimenti, più buffi che spaventosi.

All’improvviso qualcosa colpisce il sistema elettrico centrale e il vagone si blocca. Siamo fermi in una stanza da cui non sembra si possa uscire a piedi. C’è una specie di letto a baldacchino con ragnatele finte e l’ologramma di un fantasma con un ululato registrato che si spegne con l’ultimo guizzo di corrente.

Ridacchiando scendiamo dal vagone guidati solo dalla luce verde dei piccoli neon di emergenza. Un po’ per ridere saltiamo sul baldacchino. Prendo un cuscino e gli do una solenne cuscinata, le piume bianche volano in aria. Lui ribatte fingendo di spingermi giù, ma cado davvero… mi riacciuffa per la vita e nel farlo si ritrova con la faccia affondata tra le mie natiche, da dietro. Sento il suo volto, il naso, la barba corta che solleticano lungo il bordo degli slip.

Sento le braccia in tensione intorno alla mia vita, le mani che mi afferrano sotto le costole, le unghie che affondano nella mia pelle. Non lo allontano, ma smettiamo improvvisamente di ridere, ci guardiamo e a entrambi viene la stessa idea. La sua faccia rimane dove è, mi accarezza i glutei sopra e sotto gli slip.

Nonostante le sue mani siano calde, sento un brivido salirmi lungo la schiena, quando sposta con delicatezza il tessuto le gambe iniziano a tremarmi di piacere. Sembra esitare un secondo – ma io no, mi inarco e gli porgo le labbra, ormai umide e impazienti.

Comincia a stuzzicare l’interno delle cosce con le labbra asciutte, la barba mi solletica, il suo volto si piega leggermente e il naso mi sfiora come quando ci si bacia sulla bocca. E il mio corpo risponde al suo bacio, quando sento la sua lingua calda e bagnata spero che non giunga subito al centro, che mi dia il tempo di godermi tutte le sensazioni che sto provando. Lo capisce e rallenta allontanando il viso, preme con una mano aperta, piatta, sul mio ventre e mi sembra che la mia pelle diventi elettrica, che risponda a questo contatto tiepido e intenso.

Poi si riavvicina, mi penetra velocemente con la lingua, leggermente ruvida, come se volesse assaggiare il mio sapore. Sento che il mio clitoride si sta gonfiando sotto il suo tocco, la testa mi gira, non riesco più a trattenermi, voglio venire. Allora comincio a muovermi a mia volta: il moto ondeggiante dei miei fianchi squilibra il nostro abbraccio, lui mi tira sul materasso e rimane in ginocchio a terra davanti a me, la sua lingua si fa più insistente e mi penetra ancora più a fondo, sento una piccola goccia, mia o sua, scivolarmi lungo la coscia.

La sente anche lui perché la raggiunge con un piccolo morso nella carne, dalla coscia la scossa sussulta e torna verso il centro. Respiriamo forte nella luce verde, una piuma del cuscino, rimasta impigliata nel baldacchino, precipita davanti a noi e sento che anche io voglio lasciarmi cadere. Quando comincia a usare anche le dita non voglio più trattenermi, non riesco più a trattenermi, anche le corde vocali vibrano mentre do la mia personale versione del gemito di un fantasma. Sto ancora gemendo quando si accende la luce bianca del neon, è tornata la corrente elettrica.

Mi tiro su gli slip mentre lui mi aiuta a scendere dal letto e risaliamo insieme sul vagone. Ha i jeans abbastanza larghi da essere morbidi sotto la mia mano, abbastanza stretti da non nascondere la tensione pulsante che ho generato, e ora voglio coglierla. Il trenino entra in un secondo tunnel, più lungo e più buio del primo, ma non mi spavento per i finti pipistrelli che ci volano attorno, non li vedo nemmeno, stavolta sono io ad essere chinata. Quando usciamo una mia amica ci corre incontro e dice “andiamo a ritirare le foto!”.

Già, le foto. Ecco la nostra scorrere sullo schermo, si vede solo lui seduto sul vagone, la testa leggermente rovesciata all’indietro… “Me la regali?” gli chiedo.

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